Once, I read a kind of joke that was
included in a more serious research on the topic on the different “entrepreneurial
strategies” of Jews and Chinese emigrants. It said something like (I can’t find
the link any more): once, a Jew went to live in a new city, being the first Jew
there, and he opened a restaurant. The restaurant was successful and another Jew
arrived, opening a grocery store where the restaurant owner could buy his
supplies. The third one that arrived opened a bank to help the first one enlarge
the restaurant. And so on.
On the other side, once, a Chinese went to
live in a new city, being the first one there, and he opened a restaurant. The restaurant
was successful and another Chinese arrived, opening a restaurant. The third
Chinese that arrived, seeing the success of the restaurants, opened a…restaurant.
And so on.
That’s what I think of when I see the
increasing number of coffee shops
here in Nanjing.
Nanjing is a second-tier city on its way to
become a first-tier one: these past years have seen an increasing number of
subway lines, of shopping malls at nearly every station of the above mentioned
new (and old) subway lines, new (and ecologic?) buses, of Western-style
restaurants and…coffee shops.
I arrived in Nanjing only three years ago
and I’ve been actually living here for two years: although I’ve witnessed many
changes in the development process of this city, I would have loved to see the
first changes that started around twenty years ago, when all the buildings that
I can see now didn’t exist.
Anyway, Western-style places where coffee
and other coffee-based beverages are sold, alongside with some pastries, have
been on the rise in the past years: just to make an example, in the street
where I currently live, three shops opened in the last year only (one was
already there), two of them exactly one in front of the other.
The interest of Chinese towards the US and
everything that comes from there (in consumerism terms) is clearly shown in the
remarkable presence of US two most famous coffee chains, which can be found
nearly at any corner of any street. Furthermore, many Korean/Taiwanese chains
that mainly sell Chinese-style pastries (in
primis, the stuffing with red beans jam) and some types of beverages can also
be found everywhere in the city. I found also some shops that look more “independent”.
Considering that coffee is not the Chinese
favorite’s beverage, in these shops you can find also tea and many have the
milk-tea (奶茶, năichá) so loved by
Chinese and for which there are other specialized chain shops.
Most of the customers are foreigners,
businessmen and young couples or young friends. Anyway, city people that
somehow got in contact with foreigners or foreign cultures and try to show this
status of (rich) world-citizen. Because these coffee shops are expensive,
compared to the prices of a lunch/dinner in a normal Chinese restaurant.
I’m from Italy, where an espresso costs 1
Euro (on average and I’m not sure how much it costs now because 1. I’m not in Italy that
often 2. I don’t actually like coffee), that is 7.6 rmb. Here for an average
espresso you can pay 18-20 rmb.
Minimum 25-30 for a cappuccino (or
similar), that is 3-4 Euro (with few exceptions). Just to say, when I eat Chinese or Korean, I
usually spend around 30-40 rmb for the whole dinner.
Dear Coffee Beans, maybe I’ll wait to go
back to Italy to have a cappuccino…or I’ll use my moka, accompanying the coffee
with a homemade cake. J
ITALIANO
Un giorno mi è capitato
di leggere una barzelletta, contenuta in un articolo un po’ più serio relativo
alle differenti “strategie imprenditoriali” di ebrei e cinesi. La barzelletta
diceva più o meno così (ho perso il link, purtroppo): un giorno un ebreo emigrò
in una città in cui era il primo ebreo e aprì un ristorante. Poiché il
ristorante ebbe successo, un altro ebreo
arrivò e aprì un negozio di alimentari presso cui il ristoratore poteva
rifornirsi. Un terzo ebreo giunse e aprì una banca per supportare il primo nell’allargamento
del ristorante. E così via con i successivi arrivi.
Dall’altra parte, un
cinese emigrò in una città in cui era il primo cinese e apri un ristorante. Il ristorante
ebbe successo e un secondo cinese arrivò, e aprì un secondo ristorante. Un terzo
cinese arrivò e, vedendo il successo dei summenzionati ristoranti, aprì…un
ristorante.
Ecco, questo è quello che
mi viene in mente osservando l’aumento delle caffetterie qui a Nanchino.
Nanchino è una città di
seconda fascia che si sta organizzando per passare alla prima: in questi ultimi
anni si è potuto osservare un aumento nel numero delle linee di metropolitana, centri
commerciali all’uscita di quasi ogni stazione delle suddette nuove (e vecchie)
linee di metropolitana, nuovi (ed ecologici?) autobus, ristoranti occidentali e…caffetterie.
Sono arrivata per la
prima volta a Nanchino solo tre anni e ci vivo stabilmente da due: sebbene
abbia avuto modo di osservare molti cambiamenti nel processo di sviluppo della
città, mi sarebbe piaciuto essere presente all’inizio di questo processo,
iniziato una ventina d’anni fa, quando tutti gli edifici che vedo adesso e che
fanno parte del paesaggio che vedo quotidianamente non esistevano.
Tornando al tema delle
caffetterie, locali in stile occidentale dove acquistare caffè e bevande a base
di caffè insieme a prodotti dolciari sono aumentati esponenzialmente negli
ultimi anni: solo per fare un esempio, nella via dove vivo attualmente, tre
caffetterie sono state aperte solo nell’ultimo anno (una era già presente tre
anni fa), due di queste esattamente una di fronte all’altra.
L’interesse dei cinesi
verso gli Stati Uniti e tutto ciò che da quel Paese proviene (tutto in termini
consumistici, quanto meno) si nota nella cospicua presenza di due delle
principali catene di caffetterie americane, che si possono trovare praticamente
all’angolo di qualsiasi strada. Inoltre, ci sono ovunque anche catene
coreane/taiwanesi che vendono principalmente prodotti dolciari localizzati per
il mercato cinese (in primis con il ripieno di marmellata di fagioli rossi) e
alcuni tipi di bevande a base di caffè. Si trovano anche, ma in misura minore,
alcune caffetterie indipendenti.
Considerato che il caffè
non è la bevanda preferita dai cinesi, in questi locali si trovano anche tè e
diversi tipi di tè con latte (奶茶, năichá),
particolarmente amato dai cinesi e per il quale esistono altre catene
specializzate.
La maggioranza dei
clienti sono stranieri, uomini d’affari, giovani coppie o amici. In ogni caso
si tratta di cittadini (nel senso di persone che vivono in città e non in
campagna) che in qualche modo sono entrate in contatto con stranieri o con
culture straniere e cercano di mostrare il loro status di (ricchi) cittadini del
mondo. Perché queste caffetterie sono costose, se si fa riferimento al costo di
una cena/ristorante in un normale ristorante cinese.
Vengo dall’Italia, dove
un espresso costa in media 1 €, ovvero 7,6 rmb (non sono sicura di quanto costi
adesso, 1. Perché non sono spesso in Italia; 2. Perché non sono un’amante del
caffè). Qui per un normale espresso si paga minimo 18-20 rmb.
E minimo 25-30 rmb per un
cappuccino, ovvero 3-4 € (con alcune eccezioni in cui costa meno). Per dire, quando mangio cinese o coreano spendo in
media 30-40 rmb per tutta la cena.
Cari Chicchi di Caffè,
probabilmente aspetterò di tornare in Italia per bere un cappuccino…o farò uso
della mia moka, accompagnando il caffè con della torta fatta in casa. J
Changjiang Road - Taiping North Road (1912 Area)