Ho
pensato di scrivere questo post dopo gli eventi degli ultimi giorni di Parigi e
della Nigeria, e, dato che vivo in Cina, ricordando anche gli attentati a
Kunming nel 2014 e i due a Pechino nel 2013, a Piazza Tian’anmen e
all’Aeroporto internazionale (nonostante la lista mondiale sia molto più
lunga): non è mia intenzione entrare nel merito di chi abbia ragione e chi
torto, pur ribadendo il mio “no” a ogni forma di violenza.
Nei
giorni scorsi ho avuto modo di leggere la lettera aperta “Il Sultano e SanFrancesco”, scritta da Tiziano Terzani nel 2001 come risposta a un articolo di
Oriana Fallaci: mi rispecchio nella sua analisi, ancora attuale nonostante
siano passati quasi quattordici anni. Se avete una ventina di minuti, secondo
me è un’ottima lettura. J
Ciò
premesso, vorrei invece scrivere della mia percezione di sicurezza nei luoghi
che ho avuto l’opportunità di visitare e in cui vivo o ho vissuto, e del modo
in cui la questione è gestita dalle autorità preposte.
Provengo
da un piccolo paese del Nord-Est italiano, e, se devo pensare al termine
(mancata) “sicurezza”, come prime cose mi vengono in mente “furti in
abitazione” e “Unabomber”. Per fortuna non mi hanno mai toccato da vicino e
penso che la mia sia una zona tutto sommato sicura.
Quando
mi sono spostata in Cina, soprattutto a Nanchino, ho avuto l’impressione che la
città fosse ancora più sicura, permettendomi di muovermi senza dover temere
nulla (a parte i borseggiatori) per la mia vita: non so se ciò fosse dovuto
alla presenza visibile ma comunque discreta di poliziotti e vigilantes ovunque,
come ho già scritto in questo post, o alla mia ingenuità dovuta alla mancata
conoscenza di quelle “regole non scritte” che spesso governano le nostre città.
Nel corso di una lezione tenuta da una Visiting Professor di Nanchino a Lione,
la stessa ha chiesto a noi studenti, molti di quali avevano avuto modo di
visitare o vivere in Cina, se ci fossimo sentiti sicuri durante la nostra
permanenza e la risposta di tutti è stata “sì”. La stessa ci ha detto che sì, è
vero, le città cinesi sono sicure, soprattutto se non si è a conoscenza di
alcune situazioni che ci farebbero cambiare idea. Probabilmente io sono
ingenua, ma per ora penso che i pericoli maggiori qui in Cina siano
nell’attraversare la strada e nel cibo che si mangia (e nell’aria che si
respira, ma non è questo il luogo in cui discutere questo argomento). J
Tre anni
fa, invece, sono atterrata per la prima volta a Lione, Francia, la città che mi
avrebbe ospitata per il mio semestre da studentessa Erasmus, e il mio primo
impatto è stato con la presenza massiccia di militari armati fino ai denti in
aeroporto. Sempre a Lione mi ricordo bene il gran numero di guardie-armadio
alle casse dei supermercati, tutte munite di auricolari e walkie talkie per
comunicare ed essere in grado di gestire eventuali situazioni di pericolo. Devo
dire che, a me, la maggior presenza di poliziotti/militari crea una maggior
sensazione di paura, invece che di sicurezza. Probabilmente questa sensazione
era dovuta anche alla lettura della guida turistica e di altre fonti online, in
cui si ricordava che il 7° arrondissement, la zona universitaria dove abitavo,
era considerata una delle zone meno sicure della città, dovuta alla massiccia
presenza di persone di origine non francese, in particolare di religione
musulmana. Come spesso avviene, la particolare percezione di un’area o di una
situazione come pericolose è aumentata o diminuita anche dalla descrizione che
ne fanno gli organi di stampa (ho già parlato in parte di questo tema nella mia
tesi di laurea).
In ogni
caso, nei cinque mesi passati a Lione, non mi è mai successo niente di
pericoloso. J
Cambiando
ancora continente, la scorsa estate ho avuto la possibilità di visitare il
Belize e il Guatemala, in Centro America, area nota per i ricorrenti episodi di
violenza.
Racconterò
solo un episodio, avvenuto a Guatemala City: ero in auto con un’amica
guatemalteca, la quale, dopo aver notato che avevo abbassato il finestrino
perché avevo caldo, mi ha detto “chiudilo e accendiamo l’aria condizionata, se
lo tieni aperto è molto più facile che arrivi qualcuno a puntarti contro la
pistola per derubarti”.
Spero
con questo topic di aver permesso a chi non è mai stato in Cina
e si preoccupa di come sia la questione sicurezza di comprendere come sia la
vita qui.
Alla
prossima!
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